L’intelligenza artificiale è diventata una realtà sempre più presente nella vita di tutti i giorni. Uno dei sistemi di AI che ha fatto notizia recentemente è ChatGPT, un modello di linguaggio conversazionale sviluppato dalla società americana OpenAI, fondata da Elon Musk. Perchè al momento non è possibile utilizzarla in Italia?

GDPR Vs ChatGPT

Il Garante per la protezione dati personali ha disposto la limitazione provvisoria del trattamento dei dati personali degli utenti italiani di ChatGPT, riservandosi di prendere ulteriori decisioni, eventualmente una sanzione pecuniaria.

OpenAI, dopo il provvedimento, ha deciso di sospendere l’erogazione del servizio di ChatGPT su tutto il territorio italiano. Sembra che i timori del Garante sono giustificati per una serie di ragioni.

Ad esempio lo scorso marzo, si è verificato un data breach, durante il quale i dati personali di alcuni utenti di una libreria open source, sono diventati visibili. Anche se OpenAI ha riferito che si è trattato di una percentuale molto bassa di utenti (1,2%). Questo evento ha portato alla ribalta il tema della sicurezza e ha dato l’input al Garante per avviare l’istruttoria.

Il provvedimento elenca una serie di violazioni della normativa europea (Regolamento UE 2016/679 “GDPR”) tra le quali spiccano per importanza la mancanza di una idonea base giuridica per il trattamento dei dati personali e l’assenza della verifica dell’età degli utenti.

Anche se sul sito di OpenAI l’informativa è presente, non contiene i requisiti formali richiesti dal GDPR. Ad esempio:

  • Non sono indicati i tempi di conservazione dei dati personali.
  • Non ci sono garanzie circa il trasferimento negli Usa dei dati personali dei cittadini europei.
  • Non si dà evidenza ai processi decisionali automatizzati come la profilazione.

Europa VS Intelligenza artificiale

La Commissione Europea con l’AI Act, che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, vuole assicurare che i cittadini europei possano beneficiare delle nuove tecnologie sviluppate in conformità ai valori, ai diritti fondamentali e ai principi dell’Unione.

Nella proposta di regolamento sull’AI, viene sottolineato che l’evoluzione dell’intelligenza artificiale in Europa dovrebbe essere ancorata ai valori fondamentali dell’UE e del GDPR, imponendo alle imprese una serie di regole da seguire prima di intraprendere la progettazione e lo sviluppo di nuovi sistemi di AI.

Il documento fissa regole armonizzate per lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’utilizzo di sistemi di AI, garantendo nel contempo un elevato livello di protezione degli interessi pubblici, quali la salute, la sicurezza e la protezione dei diritti fondamentali, riconosciuti e tutelati dal diritto dell’Unione, seguendo un approccio proporzionato basato sul rischio.

Disposizioni del nuovo Regolamento, saranno vietati:

  • Sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per manipolare il comportamento umano,
  • Sistemi che sfruttano le informazioni su individui o gruppi di individui, utilizzati per eseguire il social scoring (sistema di credito sociale al fine di sviluppare un sistema nazionale per classificare la reputazione dei propri cittadini)
  • Sistemi impiegati per la sorveglianza di massa con l’eccezione dei casi in cui siano autorizzati dalla legge o siano utilizzati per salvaguardare la sicurezza pubblica.

ChatGPT vs. copyright

Per generare i contenuti, ChatGPT utilizza modelli di apprendimento automatico, noti come machine learning, al fine di prevedere la parola successiva in base alle sequenze di parole precedenti, fino a quando non viene generato il testo completo in base all’input fornito dall’utente.

ChatGPT non ha la capacità di valutare o verificare le fonti di informazione usate per generare il testo, il suo compito è quello di crare sulla base delle informazioni presenti nei dati di addestramento che includono contenuti estratti da pagine web, libri, saggi e altre fonti di testo pubblicamente disponibili. Ma chi verifica se i dati usati sono di proprietà di qualcun altro?

Nei termini di utilizzo di ChatGPT, si legge che è compito dell’utente, titolare dei diritti di copyright, verificare che quel contenuto non violi alcuna legge. Ciò significa che, è possibile utilizzare anche a livello commerciale i contenuti creati con ChatGPT, a patto che l’utente abbia verificato che non sia stato già immesso sul mercato un contenuto uguale o simile al proprio.

Questa è una grossa responsabilità posta a carico dell’utente, che spesso non è neanche consapevole di averla.

Il futuro dell’AI in Europa

Come detto, la proposta di regolamento per disciplinare l’intelligenza artificiale risale ormai a due anni fa. Ma perché è ancora ferma? Com’è facile da intuire, questo regolamento metterà un freno alla diffusione di tali sistemi in Europa, tagliando fuori una grossa fetta di mercato delle Big Tech.

Nelle prossime settimane il Parlamento europeo voterà i circa 3000 emendamenti sulla proposta di regolamento sull’AI e si prevede che l’AI Act potrebbe entrare in vigore già alla fine del 2023, ma le società che sviluppano sistemi di intelligenza artificiale avranno i consueti due anni per conformarsi alla nuova normativa.

Ci auguriamo che il risultato finale sia un equo compromesso politico ed economico senza però che pregiudichi i diritti fondamentali dei cittadini europei.

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